Italia / Reportage dal basso

Lo sgombero sotto ponte Testaccio e i paradossi del fiume

La riva sinistra del TevereDa qualche giorno Ponte Testaccio fa parlare di sé come un triste luogo di cronaca nera.  Due giorni fa, il foto-giornalista Daniele Lo Presti è stato ucciso lungo la pista ciclabile sotto il Lungotevere Portuense. La settimana scorsa, invece, una bambina di soli 14 mesi, Natalia, è annegata nel Tevere mentre giocava sulla riva opposta. I due episodi non hanno nulla a che vedere tra di loro, ma hanno in comune un luogo la cui vita rimane spesso invisibile agli occhi dei cittadini romani.

Daniele Lo Presti stava facendo una corsa sulla riva destra e avrebbe dovuto incontrare due amici. Natalia invece stava giocando nel suo cortile di casa, un cortile fatto di fango, spazzatura e vegetazione spoglia. Da un lato biciclette e footing di persone rispettabili, dall’altra uno dei tanti accampamenti informali che  si possono trovare sulle banchine del Tevere, un paradosso che illustra bene le due facce della stessa medaglia. Basta affacciarsi dai muraglioni per vedere cosa succede sotto i ponti. Vicino a ponte Testaccio sono poche le baracche, cinque o sei. Sotto altri ponti ci sono veri e propri villaggi. La prossimità al fiume sembra essere l’unica alternativa all’emarginazione della città e alla mancanza di servizi. Probabilmente il fiume sopperisce alla mancanza di acqua corrente e allo stesso tempo offre un posto per vivere vicino al centro della città.

La "cucina" degli abitantiLa tragedia della piccola Natalia mette in luce un problema che dovrebbe essere risolto dalle istituzioni e dalla politica. Le misure prese però sembrano procrastinare il problema e mantenere lo status quo. Infatti ieri mattina la polizia municipale ha dato l’ordine di sgombero agli abitanti di ponte Testaccio, il 510° del Piano Nomadi di Alemanno. Non è stata distrutta nessuna baracca e ogni cosa è rimasta al suo posto. Il piccolo villaggio si è trasformato in un villaggio fantasma, con il fuoco ancora acceso e una pizza intera sul tavolo. La prassi vuole che dopo alcuni giorni gli abitanti si riapproprino delle baracche. L’alternativa è trasferirsi in un’altra zona del fiume. Il 2013 può fungere da spartiacque, con tutte le nuove giunte che verranno create in Regione e al Comune. Purtroppo però, l’invisibilità di queste persone agli occhi della città non porta ad essere ottimisti.

Michele Aiello

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